Intervista a Maurizio Carucci, giornalista

Abbiamo intervistato sui temi attuali del lavoro Maurizio Carucci, giornalista del quotidiano Avvenire, che da moltissimo tempo si occupa di lavoro ed economia. E’ autore, fra l’altro, di un libro appena uscito, edito da Over, “Il saper fare italiano” sull’artigianato, eccellenza del Made in Italia.

Lei si occupa da moltissimo tempo del mondo del lavoro come è cambiato negli ultimi anni?

Sono cresciute le opportunità. Ci sono più mezzi per proporsi. Basti pensare alle Agenzie per il lavoro. Ma sono diminuiti diritti e tutele per i lavoratori. Manca un orientamento serio e una programmazione in grado di rispondere alle esigenze delle aziende. Inoltre scuola e Università non preparano in maniera adeguata né i cittadini né i lavoratori del futuro.

E’ recentemente uscito un suo libro “Il saper fare italiano” edito da Over. in cui racconta storie di artigiani da nord al sud. Che importanza ricopre, secondo lei, l’artigianato nel mondo di oggi? C’è ancora spazio?

In un mondo globalizzato, la capacità di apprezzare il lavoro manuale è importante. Per anni il saper fare è stato mortificato. Così come il trasmettere l’arte di fabbricare e costruire pezzi unici. Invece c’è bisogno di riconoscere la bellezza e la passione che mettono gli artigiani nelle loro opere.

La crescita demografica del Paese è inesistente e i nostri giovani cercano lavoro all’estero. Quali sono le motivazioni che li spingono a lasciare il Paese, secondo lei?

Non è solo una questione di salari. Ma di motivazioni e meritocrazia. Non si può pagare poco o nulla un neolaureato. I nostri giovani hanno diritto a una vita dignitosa.

Che consigli darebbe ai giovani che si approcciano al mondo del lavoro?

Studiare, studiare e ancora studiare. Senza dimenticare di imparare un mestiere tra un esame e l’altro. La vita non è soltanto leggere e dare esami. Ma anche servire a tavola, raccogliere frutta, scaricare merce, impastare il pane o la pizza.