Intervista a Cristina Ravanelli, giornalista
Cristina Ravanelli è una giornalista che per la rivista F cura la rubrica “REAL JOBS”. E’ una giornalista appassionata dei temi sociali e che da molto tempo si occupa di lavoro e formazione. Anche con lei abbiamo parlato dei temi che ci stanno a cuore e che sono l’anima del nostro lavoro.
Lei si occupa da molto tempo di temi legati al lavoro e alla formazione. Che tipo di formazione è necessaria, oggi, a suo avviso, per trovare lavoro?
Le confesso che vorrei tornare ad avere 18 anni per trovarmi nei panni di una neodiplomata: le opportunità di formazione che oggi i nostri ragazzi hanno a disposizione sono tante e molto interessanti. Per esempio, i percorsi alternativi all’università offerti dagli ITS, gli Istituti Tecnici Superiori, capaci di insegnare un mestiere e garantire un accesso più veloce al mondo del lavoro. Però quello della formazione è un mercato così ampio che bisogna essere bravi a scegliere, tenendo conto che alcune proposte hanno costi che non tutti possono permettersi. E alle ragazze dico: superate gli stereotipi e valutate anche i percorsi in area Stem e, in generale, non cadete nella trappola dei lavori «da uomo» o «da donna». Sono retaggi culturali che, tutti insieme, dobbiamo superare.
Dal suo osservatorio quanto e come è cambiato il mondo del lavoro?
È cambiato ma è difficile definire come in poche parole. Sicuramente è cambiato nei tempi: un lavoro non è più per sempre, la formazione continua è una leva sia per rimettersi in gioco sia per arricchire un curriculum che, dopo aver trovato un posto, non deve più rimanere nel cassetto ma essere costantemente aggiornato e utilizzato per migliorare la propria posizione. Ma anche nei modi: c’è bisogno di riscrivere le regole. Penso, per esempio, che la pandemia abbia accelerato un processo che prima del Covid, in Italia, era appena cominciato. Oggi abbiamo nuovi strumenti – lo Smart Working è una rivoluzione – e nuovi schemi mentali: non siamo più disposti a scegliere tra lavoro e vita privata.
Il nostro Paese sta invecchiando e non riusciamo a trattenere i giovani, qual è la ragione a suo avviso?
Intanto non è mai stato fatto nulla di strutturale sul tema della natalità, che a mio avviso si risolve incentivando il lavoro femminile: una mamma che ha un impiego, lo confermano tutti i dati, fa più figli. Inoltre, bisogna superare il concetto di «conciliazione» a favore di quello di «condivisione», spostando il carico famigliare non solo sulle donne ma anche sui padri. La fuga dei cervelli, invece, scoperchia un altro grande e antico problema del mercato del lavoro italiano: gli stipendi sono rimasti al palo, servono paghe dignitose. Sono favorevole all’introduzione del salario minimo.
Che consigli darebbe ai giovani che si approcciano al mondo del lavoro oggi?
Diventate imprenditori di voi stessi: investite nella vostra professionalità, andatevi a cercare le occasioni giuste, coltivate le relazioni, utilizzate i social per crearvi un solido network.