Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).
Questi i dati ISTAT della violenza fisica sulle donne in Italia, ma ce n’è un’altra ugualmente devastante, che spesso impedisce alle donne di denunciare, ed è la violenza legata alla disparità di trattamento sul posto di lavoro e alla mancanza di indipendenza da un punto di vista economico.
E anche su questo partiamo dai numeri per evitare la melassa che oggi, inevitabilmente invaderà ogni angolo della comunicazione dalla stampa ai social.
Secondo i dati dell’Eurostat, nel 2021, in Italia, il gap salariale ha registrato il 4,2%, uno dei più bassi in Europa, con riferimento alla differenza percentuale tra la retribuzione oraria media di donne e uomini e, stando ai dati di una ricerca della Global Thinking Foundation, solo il 58% ha un conto corrente intestato personale.
Il tema, come ci dicono i dati è, certamente, complesso, è un fatto culturale ancora insito nell’animo di uomini e donne. Il patriarcato fa parte della nostra storia millenaria. Ci sono comportamenti di cui neanche ci rendiamo conto che ne denunciano la presenza.
Ci sono rimedi? Certamente, come a tutto, ma il percorso è lungo bisogna partire da una serie di azioni:
- Lavoro femminile, con parità di trattamento
- Indipendenza economica dal partner o dall’uomo di casa
- Educazione sentimentale di uomini e donne, fin da bambini
- Educazione alla parità, fin da bambini
- Consapevolezza che l’amore non è possesso, non è controllo, non è gelosia, non è sottomissione, è rispetto, sostegno, condivisione.
Senza queste azioni prioritarie il nostro Paese continuerà, drammaticamente, a vedere questi numeri crescere in maniera esponenziale.